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Documento di valutazione teorica delle prestazioni acustiche di elementi costruttivi, (requisiti acustici passivi delle strutture).Che cosa sono i requisiti acustici passivi?
I requisiti acustici passivi delle strutture edilizie sono definiti all’interno del D.P.C.M. del 5 dicembre 1997 e dalla legge 447/1995 denominata Legge quadro sull’inquinamento acustico.
Questi testi sono le normative di riferimento che determinano e disciplinano il settore dell’acustica in edilizia.
I requisiti acustici passivi indicano quali debbano essere le caratteristiche e gli standard prestazionali richiesti dalle strutture per poter garantire i livelli minimi di comfort ambientale.
Di conseguenza gli edifici devono essere isolati dai rumori esterni, da quelli provenienti dalle altre unità immobiliari vicine o contigue, da quelli di calpestio e da quelli provocati da impianti con funzionamento discontinuo e continuo.
Inoltre viene introdotto anche il concetto del tempo di riverbero del suono nel caso delle palestre e delle aule scolastiche.
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Contenuti
Come calcolare i requisiti acustici passivi in edilizia
I requisiti acustici passivi sono tra i fattori che caratterizzano in maniera specifica gli elementi costruttivi di un edificio e che hanno il compito di qualificare e determinare le sorgenti acustiche dell’unità immobiliare, sia esterne che interne. Il calcolo avviene in maniera diversa in base allo specifico requisito.
Ad esempio il tempo di riverbero (T) viene calcolato facendo riferimento agli standard della norma ISO 3382:1975, mentre l’isolamento acustico standardizzato di facciata viene determinato valutando la coibentazione acustica dell’intera superficie esterna dell’involucro edilizio.
Si fa riferimento alla norma UNI 8270:1987 per valutare il potere fonoisolante apparente (Rw), grazie al quale si verifica il livello di isolamento acustico della parete che separa due ambienti appartenenti a due diverse unità immobiliari.
Invece l’isolamento della parete di separazione riguarda i rumori di calpestio quando il valore riguarda il pavimento.
Infine si distingue tra i rumori prodotti dagli impianti tecnologici a uso continuo e quelli a servizio discontinuo: tra i primi ci sono i sistemi di riscaldamento e i condizionatori, tra i secondi gli scarichi idraulici di bagno e cucina e gli ascensori.
Le norme tecniche e i decreti fissano le modalità di calcolo e i valori limite da rispettare: nel caso di strutture edilizie aperte al pubblico (alberghi, scuole e ospedali) i livelli di rumore ammessi sono molto bassi, sia per l’immissione che per l’emissione e la qualità acustica.
I valori fanno riferimento a tabelle apposite e alla classificazione acustica del territorio comunale, così da redigere le valutazioni di clima e impatto acustico.
Il documento di valutazione teorica delle prestazioni acustiche
La legge quadro sull’acustica in edilizia richiede la presentazione obbligatoria dello studio previsionale dei requisiti acustici passivi degli edifici all’Ufficio Tecnico del Comune competente per territorio quando si richiede il permesso di costruire.
Infatti il rispetto dei valori limite costituisce uno dei requisiti d’igiene dell’immobile.
Di conseguenza occorre allegare questo documento alla domanda per la CILA, la SCIA o la DIA quando si effettua una costruzione ex novo di un edificio residenziale, una ristrutturazione oppure cambio della destinazione d’uso dell’immobile.
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Il Documento di valutazione teorica delle prestazioni acustiche di elementi costruttivi, deve essere stilata da un professionista del settore qualificato e iscritto agli albi di riferimento, che è responsabile di quanto dichiarato nel documento.
Anche le imprese edili che effettuano i lavori sono ritenute responsabili per un periodo di 10 anni del mancato rispetto di isolamento acustico alla consegna dell’immobile.
Bisogna tenere a mente che alcuni Comuni prevedono un iter semplificato per quanto riguarda la presentazione dello studio previsionale dei requisiti acustici passivi degli edifici, tuttavia la semplice autocertificazione del progettista che firma il permesso aumenta in maniera esponenziale la responsabilità del professionista.
Infatti il rischio di cause civili per non aver rispettato i limiti di isolamento per quanto riguarda i rumori generati dagli impianti, da calpestio ed esterni è molto alto.
In secondo luogo occorre tenere a mente che sono pochi i Comuni che richiedono l’applicazione della norma UNI 11367 sui requisiti acustici passivi delle strutture edilizie per poter rilasciare il documento di agibilità dell’immobile.
Spesso la norma UNI 11367viene applicata su base volontaria e diventa un modo per le ditte costruttrici di innalzare la qualità acustica del risultato e certificarla.
Inoltre i collaudi in opera sono obbligatori solo se vengono richiesti dai regolamenti comunali o dalla legge regionale.
Ciò vale sia per la rumorosità degli impianti che per l’isolamento acustico. Tuttavia queste procedure risultano essere di notevole utilità quando si sono portati a termine importanti o delicati interventi di ristrutturazione.
In genere i collaudi a fine opera consentono di dare valore aggiunto all’immobile e di differenziare l’impresa edile, dando maggiori garanzie alla clientela.
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